Semplice: perché secondo un recente censimento, al mondo esistono all’incirca 290 mila pizzerie, un numero che dimostra meglio di qualsiasi altro ragionamento l’amore che unisce il genere umano alla pizza. Scendendo ancor di più nel dettaglio si parla di oltre un milione di addetti impegnati nel settore, con un fatturato annuo che supera i 75 miliardi di euro. Sì, perché alla pizza, anche in tempi di crisi, non si rinuncia: rilassa, mette allegria, sazia e bene o male possono permettersela quasi tutti.
Piatto fra i più esportati, la pizza ha seguito i grandi flussi migratori degli italiani verso altri paesi, trascinando ai vertici delle classifiche di consumo gli Stati Uniti d’America, dove la media pro capite si aggira sui 13 kg annui contro i 7,6 degli italiani, che comunque portano il “Bel Paese”, nel suo complesso, sulla soglia dei 3 miliardi di pizze all’anno.
In Italia, a proposito, le pizzerie sono circa 42.000, di cui quasi la metà da asporto, e danno lavoro a 100 mila addetti, anche se, a sorpresa, scendendo ancor di più nel dettaglio, la città in cui si concentra il maggior numero di pizzerie è San Paolo del Brasile, con oltre 6.000 locali che sfornano oltre 30 milioni di pizze ogni mese.
A mantenere il primo posto degli Stati Uniti sono numerose catene di pizzerie in franchising come ad esempio “Pizza Hut”, presente in 86 paesi del mondo ma non in Italia: quasi inutile – questa volta- rispondere alla domanda “perché”.